La Sacra di San Michele è situata sul Monte Pirchiriano, derivazione di “Porcarianus” o “Monte dei Porci” ed è sotto il territorio del Comune di Sant’Ambrogio. Nelle giornate più limpide non si fatica a vederla già da Torino.
E’ un luogo ricco di fascino e di mistero, noi fin da bambine siamo cresciute con le storie e le leggende che aleggiano intorno alla Sacra di San Michele, alcune di queste le più famose, sono ben conosciute dai valsusini e oggi vogliamo raccontarle anche a te.
La leggenda sulle origini della Sacra di San Michele
Secondo un’antica leggenda l’Abbazia della Sacra fu costruita dagli angeli e da San Giovanni Vincenzo.
Si racconta che San Giovanni Vincenzo, nel X secolo, volesse costruire un’abbazia sul Monte Caprasio, oggi conosciuto anche come Rocca Sella. Cominciò così a costruire, ma i lavori non andavano avanti perché ogni giorno le prime pietre che posavano, sparivano misteriosamente.
Così San Giovanni una sera decise di nascondersi per vedere chi veniva a sottrarre il materiale.
A sorpresa però scoprì che non si trattava di ladri bensì di angeli, comparivano con il venire del buio e trasportavano le pietre sul monte di fronte, il monte Pirchiriano. San Giovanni Vincenzo lo colse come un segno del volere del Signore e fu così che si decise di costruire l’abbazia dove sorge adesso.
Sacra di San Michele nella nebbia
Questa leggenda è raffigurata nell’affresco posto all’interno dell’edificio a destra sul Coro Vecchio, dove angeli e colombe sono stati ritratti nell’atto di trasportare i materiali per l’edificazione da un posto all’altro.
Da questa leggenda ne deriva il nome “La Sacra” cioè “La Consacrata”.
La leggenda della “Via Michelita” o “Via Angelica”
Un’altra leggenda importante è quella della “Via Angelica” o “Via Michelita”, un percorso che molti pellegrini affrontavano nel Medioevo, che unisce tra loro, le Basiliche di Mont Saint Michel in Normandia, la Sacra di San Michele in Piemonte e Monte Sant’Angelo in Puglia.
La leggenda vuole che questa via fu tracciata dalla spada di San Michele che con la sua arma scacciò Lucifero dal Paradiso lasciando impressi sulla Terra i segni del suo gesto.
Si creò così una fenditura ancora presente, ma invisibile, che collega le tre basiliche dedicate a San Michele. Questa, fonte di un importante campo energetico proveniente dal centro della terra, si dice passare proprio sotto una piastrella posta all’ingresso dell’abbazia, distinguibile in quanto più chiara delle altre.
La Sacra di San Michele si trova esattamente a metà della Via Michelita, a 1000 km da Mont Saint Michel e a 1000 Km da Monte Sant’Angelo in Puglia, su una linea immaginaria ancora più vasta, che collega più luoghi sacri dedicati a San Michele e che uniscono l’Irlanda a Gerusalemme.
La leggenda della bell’Alda
Alla Torre della bell’Alda, posta nella parte opposta rispetto all’ingresso, è legata una delle leggende più popolari sulla Sacra di San Michele.
Si narra che durante un assedio del Barbarossa, o alcuni secoli dopo dei Lanzichenecchi, una giovane e bellissima fanciulla di nome Alda fu inseguita da un gruppo di soldati ed essa piuttosto che venire catturata preferì la morte gettandosi così dalla torre in un tentativo di fuga.
Pregando la protezione della Madonna, la bell’Alda si lanciò impavida dalla cima del torrione ma non precipitò, durante la caduta venne sorretta da due angeli che la posarono dolcemente a terra.
Questo fatto impressionò moltissimo la fanciulla, la quale raccontò a tutti del miracolo, tuttavia nessuno le credette. Per tal motivo la giovane volendo dimostrare quanto affermava, si arrampicò nuovamente sulla torre del monastero e si gettò di sotto. Questa volta però nessun angelo accorse a salvarla e la Bell’Alda morì a causa della sua superbia.
La leggenda specifica che tutto ciò che rimase della Bell’Alda fu un misero pezzettino di orecchio: “’L toc pi gross rimast a l’era l’ouria” (il pezzo più grosso rimasto era l’orecchio).
Ancora oggi sulla pietra sulla quale la leggenda vuole che la fanciulla si schiantò, è presente una croce in sua eterna memoria.
L’ultima strofa di una canzone popolare che dice:
La Bell’Alda insuperbita
qui dal balzo si gettò,
sfracellata nella valle
la Bell’Alda se ne andò.
Il nome della rosa
Si dice che Umberto Eco abbia preso ispirazione proprio dalla Sacra di San Michele per il suo celebre romanzo “Il nome della rosa”. Pare infatti che la maggior parte dell’ambientazione del libro sia molto simile a quella della Sacra. Molti sono i tratti in comune con l’abbazia di cui “è pietoso e saggio tacere anche il nome”: Il romanzo è ambientato nel 1327 in un monastero benedettino dell’Italia settentrionale ed è narrato in prima persona dal protagonista, Adso da Melk.
Lui e il suo maestro, Guglielmo da Baskerville giungono all’abbazia, dove, durante la loro permanenza di una settimana, vengono uccisi sette monaci: tutti i delitti sembrano ruotare attorno alla biblioteca del monastero, che nasconderebbe un misterioso segreto. Guglielmo da Baskerville, con l’aiuto del suo allievo, scoprirà il vero responsabile e il movente: tenere nascosto ed evitare la lettura del secondo libro della Poetica di Aristotele, dedicato all’arte della commedia e al far ridere (che non si sà se fu realmente esistito). Un terribile incendio che distrusse l’abbazia e il manoscritto conclude il romanzo e le indagini di Guglielmo.
Oltre alla bellezza del luogo, è il fascino di queste antiche storie ad accrescere enormemente la magia del luogo, ti consigliamo di non perdertelo, scopri qui i sentieri per arrivare a piedi alla Sacra di San Michele.