Chi sono gli Anfibi
Gli anfibi sono degli animali vertebrati, la traduzione dell’origine greca del nome rimanda alla loro caratteristica più tipica, una ‘doppia vita’, essendo animali che vivono in ambiente terrestre ma che sono inderogabilmente legati agli ambienti acquatici.
Si sono evoluti presumibilmente da pesci polmonati e sono stati i primi vertebrati a colonizzare la terraferma durante il Devoniano, circa 400 milioni di anni fa.
Alla classe degli anfibi appartengono gli anuri (senza coda), gli urodeli (con coda visibile) e i gimnofioni (o apodi, sono gli anfibi meno diffusi, vivono nelle foreste tropicali). Fra gli anuri troviamo rane, raganelle e rospi e fra gli urodeli tritoni, salamandre e protei.
In Val di Susa durante una passeggiata nel bosco o vicino a una zona umida è usuale incontrare rospi, rane e salamandre; possibile ma meno comune è incontrare i tritoni.
Dove vivono
Gli anfibi possono occupare una notevole varietà di habitat, dai laghi ai boschi ai prati di pianura e di montagna, ma il loro territorio deve necessariamente comprendere delle zone umide, in quanto l’acqua è indispensabile per la loro riproduzione.
Le uova degli anfibi non hanno uno strato che le protegga dalla disidratazione, come l’amnios e il guscio delle uova dei rettili e degli uccelli, pertanto vengono deposte in acqua.
Negli anuri il maschio feconda le uova attraverso una fecondazione esterna, man mano che vengono deposte dalla femmina in masse o cordoni, dalle quali si schiuderanno delle larve acquatiche che prendono il nome di girini.
I girini vanno incontro a un processo di metamorfosi che, attraverso varie modifiche (sviluppo dei polmoni e delle zampe, perdita delle branchie, modifica dell’apparato digerente), li porterà ad avere la capacità di vivere fuori dall’acqua.
Negli urodeli la fecondazione è interna, la spermatofora maschile viene introdotta attivamente nelle vie genitali della femmina. Le larve degli urodeli subiscono anch’esse una metamorfosi, ma i loro cambiamenti sono meno evidenti.
La respirazione degli anfibi avviene, oltre che tramite i polmoni, anche per via cutanea, che deve quindi essere sempre mantenuta umida tramite secrezioni ghiandolari e contatto con l’acqua.
Cosa mangiano
Gli anfibi si nutrono di insetti e di altri invertebrati, sia acquatici che terrestri, mentre i girini sono erbivori, nutrendosi principalmente di alghe. Proprio le abitudini predatorie dei rospi li rendono gli alleati per eccellenza nella coltivazione dell’orto!
Quali specie in Val di Susa?
Durante le nostre esplorazioni in Val di Susa potremmo incontrare numerose specie di anfibi: il tritone crestato, il tritone alpino, la salamandra pezzata, il rospo comune, la rana dalmatina, la rana temporaria e la rana verde.
È da segnalare una situazione delicata per la rana temporaria, è stata infatti recentemente accertata una moria di diversi esemplari di questa specie in due zone dei Parchi Alpi Cozie.
La rana temporaria è classificata a rischio minimo nella Lista Rossa IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), ma nelle zone alpine diverse concause la stanno mettendo in difficoltà.
Sono stati condotti studi con un approccio multidisciplinare che hanno chiarito l’origine della mortalità delle rane, causata da un batterio patogeno normalmente non letale, a cui le rane sono diventate più sensibili in seguito all’innalzamento della temperatura delle acque primaverili.
Cliccando qui potete trovare un estratto dell’articolo scientifico.
Salamandra di Lanza
La Val Germanasca, la Val Sangone, la Val Chisone, la Valle Po e la Valle del Guil ospitano la salamandra di Lanza, un endemismo delle Alpi Cozie (ossia la presenza esclusiva di una specie in una regione circoscritta) che merita un racconto tutto per sé.
Questo anfibio è stato descritto solo in tempi recenti, nonostante la presenza di salamandre interamente nere fosse nota già dalla fine dell’ottocento.
La salamandra di Lanza è adattata alle zone alpine, vive prevalentemente in ambiente ipogeo ed è vivipara, le uova si sviluppano internamente nel corpo della madre che ‘partorisce’ giovani già metamorfosati; il maggiore investimento riproduttivo materno è probabilmente un adattamento al minor periodo di attività dovuto al clima rigido delle vallate alpine.
Questo raro animale è oggetto di studio e ricerche, al link qui di seguito l’erpetologo Daniele Seglie ne racconta qualcosa di più nel corto “Le valli della salamandra di Lanza” di Marco Tessaro .
Le minacce a livello globale
Gli anfibi sono in declino in tutto il mondo e i fattori sono molteplici, a cominciare dai cambiamenti climatici. L’innalzamento delle temperature e la siccità sempre più diffusa stanno portando alla desertificazione di vaste zone del pianeta, le aree umide e gli ambienti alpini sono fortemente a rischio e con loro tutte le specie animali e vegetali che li abitano.
Inoltre negli ultimi decenni sono iniziate, in aree molto lontane fra loro, delle vere e proprie morie di anfibi, tanto che alcune specie si sono drammaticamente estinte e altre sopravvivono solo in cattività.
Il responsabile si è scoperto essere il Batrachochytrium dendrobatidis, un fungo del gruppo dei chitridi, che porta gli anfibi alla morte nel giro di poche settimane. La patologia è stata chiamata Chitridiomicosi ed è stata rilevata anche in Italia, si è diffusa in varie parti del mondo probabilmente a causa dell’esportazione di diverse specie per scopo alimentare, farmaceutico e di detenzione di animali esotici. Se questo patogeno colpiva soprattutto le rane recentemente è stato scoperto un nuovo chitridio, il Batrachochytrium salamandrivorans, che colpisce nello specifico le salamandre.
Sono state definite delle norme di comportamento igienico-sanitarie per chi fa ricerca su questi animali per evitare la diffusione del patogeno attraverso il trasporto delle spore fungine, ma al momento non è possibile effettuare trattamenti di prevenzione in ambiente naturale. Anche l’uso massivo dei prodotti fitosanitari (pesticidi e diserbanti), ampiamente utilizzati nell’agricoltura intensiva, sono un serio problema sia perché possono causare mortalità diretta sia perché provocano la scomparsa delle prede degli anfibi.
A fronte di tutto questo si stima che il 30% delle specie di anfibi a livello mondiale sia catalogato come “a rischio” dall’IUCN.
Cosa possiamo fare per la loro salvaguardia
Una buona abitudine dovrebbe essere quella di guidare a velocità moderata sulle strade di campagna e di montagna, in generale per evitare collisioni con gli animali selvatici, ma in particolare nei giorni di pioggia, quando le strade extraurbane si trasformano in un vero e proprio cimitero di rospi e salamandre.
Rallentare ed evitare di schiacciarli è il primo passo, ma anche accostare e spostare gli animali in una zona più sicura è senz’altro utile. La cute degli anfibi è molto delicata, sarebbe opportuno tenere in macchina dei guanti da indossare per non creargli lesioni, in alternativa sarà utile inumidirsi le mani prima di procedere allo spostamento.
Tra febbraio e aprile è più facile imbattersi in rospi e rane che attraversano le strade in quanto è il periodo della migrazione ai siti riproduttivi, parchi e comuni organizzano spesso delle giornate di trasporto anfibi per facilitare la traslocazione ed evitare la morte di molti animali.
L’Ente parco Alpi Cozie insieme al Comune di Avigliana coordina a tal scopo la campagna SOS Anfibi . Nella zona dei Mareschi (Avigliana) vengono anche montate delle reti per convogliare i rospi in un rospodotto che permette un attraversamento sotterraneo in sicurezza.
Capita sovente che i fontanili o vecchie vasche abbandonate in montagna vengano usate come luogo per deporre le uova, nel caso dovesse capitarvi di imbattervi in una situazione del genere controllate che il livello dell’acqua sia al limite della vasca, in caso contrario i girini una volta completata la metamorfosi non potranno uscire e moriranno annegati. Una semplice accortezza come quella di costruire con tronchi o pietre una sorta di scalinata o corridoio verso l’esterno aiuterà moltissimi animali.
Infine, considerando quanto la Citizen Science stia diventando sempre più importante per coadiuvare la ricerca scientifica, se doveste trovare esemplari morti di rana sulle montagne della Val di Susa sarà importante segnalarlo all’Ente parchi Alpi Cozie al numero 0122 854720 o inviando una mail a info.alpicozie@ruparpiemonte.it