Novalesa e la sua abbazia: cosa non perdersi

Il paesino di Novalesa si trova in Val Cenischia, una valle secondaria della Val di Susa, è un luogo magico e ricco di storia. Da qui partiva la strada reale che portava in Francia ed è qui che i pellegrini si riposavano una volta passati o prima di partire per la traversata del Colle del Moncenisio. Paesaggisticamente un posto rigoglioso e ricco di cascate, non perderti la visita all’Abbazia benedettina di Novalesa ancora oggi in custodia dei monaci.

Indice

Novalesa, cosa vedere

Percorrendo la strada verso il valico del Moncenisio circondati dalle montagne valsusine ricche di cascate e prati rigogliosi, ci si trova in Val Cenischia, un tratto della Val di Susa ricchissimo di storia. Proprio da qui passavano gli antichi sentieri che conducevano in Francia, fino alla costruzione dell’attuale strada per il valico voluta da Napoleone Bonaparte.

Il paesino di Novalesa coincideva con il punto di arrivo della strada carrozzabile che giungeva da Torino e da esso partiva la Strada Reale, mulattiera che ancor oggi si percorre per arrivare al Moncenisio. Lungo la strada, percorsa da pellegrini, eserciti, imperatori e mercanti di passaggio da e per la Francia, si affacciavano numerose locande pronte ad accogliere i viandanti (in quel periodo si contarono circa 78 attività commerciali tra locande, alberghi, osterie, botteghe di carradori e fabbri).

Descrizione itinerario:

Uno di questi alberghi era proprio quella che oggi viene chiamata La Casa degli Affreschi nome attruibuitogli per i richiami dipinti sulla facciata esterna: una serie di stemmi di Casa Savoia e di altri Stati europei dell’epoca; questa era con molta probabilità la Locanda della Croce Bianca, citata negli antichi documenti risalenti al XIV secolo.

In un grande edificio è possibile notare un antica balaustra in legno: era l’Albergo Ecu De France / Epée Royale, dove soggiornò Napoleone Bonaparte.

In un cartello vicino si legge la simpatica testimonianza di una viaggiatrice, Filippina de Sales, che soggiornò qui nel 1781: “ ..ci dirigiamo verso un albergo, l’Ecu de France, secondo mio marito più confortevole. In effetti dopo qualche discussione e l’incentivo di alcune monete d’argento, un’ostessa dalla corporatura granatiere, con un lieve accenno di peluria sul labbro superiore e il largo viso incorniciato dalla cuffietta increspata, tipica di questi posti, acconsente a cederci delle camere abbastanza comode e pulite e a servirci immediatamente un pasto caldo.”

A due passi, accanto alla chiesa parrocchiale sono visibili forse gli affreschi più affascinanti di Novalesa per opera di Gioffrey (1714): una ventina di riquadri che riportano su tre ordini sovrapposti le sette virtù: umiltà, castità, generosità, pazienza, astinenza e diligenza, raffigurate dalle figure di virtuose donne con i loro angeli custodi, in contrapposizione ai sette vizi: superbia, avarizia, lussuria, invidia, gola, ira e accidia rappresentati da uomini a cavallo di animali simbolo dei loro peccati ed in basso i tormenti che i peccatori riceveranno negli inferi (che rappresentano le reali torture che venivano inflitte nelle carceri del XIII secolo).

Altri affreschi sono visibili nelle strette vie della Plahe di Maròn (Piazza dei Marrons) dove in passato avvenivano le contrattazioni con “i portatori” detti marrons. Nel 1764 Novalesa poteva contare su ben centocinquanta portatori, robusti giovani, sia di Novalesa che di Lanslebourg che con adeguate portantine e carrozze con muli trasportavano i viandanti al Colle del Moncenisio per poi scendere con le slitte a folle velocità fino a Lanslebourg in Francia.
Al termine della via Maestra, la via che attraversa l’abitato di Novalesa, si può visitare la Cappella di San Sebastiano risalente al XVII secolo che ospita al proprio interno il presepe artistico permanente di Novalesa.

La Chiesa di Santo Stefano (XIII secolo), conserva numerose opere d’arte, tra tutte il raffinato polittico di fine ‘400 attribuito al tolosano Anthoyne de Lhonye e cinque dipinti della scuola del Caravaggio donati nel 1805 da Napoleone Bonaparte. Il vero tesoro della chiesa però, è la cassa ricoperta con lamine d’argento e figure in sbalzo, realizzata per contenere le reliquie di Sant’Eldrado personaggio noto all’Abbazia di Novalesa.

Accanto alla parrocchiale, la Cappella del SS. Sacramento (1597) ospita il Museo di Arte Religiosa Alpina, dove sono raccolti oggetti provenienti dalla parrocchiale e dalle cappelle del territorio di Novalesa.
Non possiamo non consigliarti di passare per le bellissime cascate di Novalesa che, nella stagione estiva, sono un’oasi perfetta per rinfrescarsi e magari fare un buon pic-nic in perfetto stile valsusino mentre nei periodi invernali sono frequentati dagli arrampicatori su ghiaccio. Tra le cascate più conosciute e frequentate, facilmente raggiungibili a piedi o in bicicletta, ci sono quella del Rio Claretto e Marderello la Coda di Cavallo , proprio nei pressi dell’abbazia benedettina di Novalesa.

La storia dell'Abbazia di Novalesa

Poco distante dal caratteristico paesino di Novalesa si trova l’Abbazia benedettina dei SS. Pietro e Andrea, fu fondata nel 726 ed è una delle abbazie più antiche di tutto l’arco alpino occidentale, in diverse occasioni ospitò persino l’imperatore Carlo Magno.

Qui negli anni avvenire si stabilirono i monaci, i cosiddetti “flos de cristiano exsortus” cioè fiori nati dai cristiani, con le loro regole più o meno rigide e il loro modo di vivere raccolto e spirituale che ben si addice alla quiete del luogo. In principio, Novalesa aveva almeno tre regole diverse (quella di Benedetto, quella di Colombano che viene dal Nord, e quella di Basilio che viene dalla Cappadocia), ma alla fine rimase la regola benedettina.

Obbedienza, silenzio e umiltà sono gli elementi che contraddistinguono quest’ordine.

Ogni comunità elegge il proprio abate e se lo tiene per tutta la vita, allo stesso modo, il monaco che sceglie di entrare in un monastero resta lì per tutta la vita creandosi così un rapporto di fraternità che ricorda quello proprio di una famiglia.

La vita all’interno dell’abbazia si alternava tra canti, preghiere e trascrizione di libri, ma i monaci si occupavano anche di ospitalità e assistenza ai viandanti ai quali veniva offerto un ricovero ed un paniere di viveri per la ripartenza.

All’interno del complesso si possono ammirare diverse opere come i significativi cicli affrescati raffiguranti le scene della vita di S. Eldrado e di S. Nicola nella cappella dedicata a S. Eldrado, vicina all’abbazia.

Nel complesso troviamo anche un Museo Archeologico, che raccoglie i reperti emersi nel corso degli scavi e un laboratorio di restauro del libro, arte antica fortemente radicata nei monaci e tramandata nei secoli.

Come arrivare a Novalesa

Calcola il tuo percorso con i mezzi pubblici. L’accesso al monastero è solo pedonale, il parcheggio per chi arriva in auto è posto a circa 500 mt sulla dx prima di arrivare all’Abbazia, subito dopo un ponticello metallico lungo la sterrata che porta al complesso.

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