Quando l’estate si allontana e le giornate si accorciano, sulle pendici dei versanti valsusini i viticoltori iniziano la vendemmia. Le origini di questa goduriosa bevanda che da sempre accompagna i momenti di festa, fonda le sue origini sul territorio già in epoca pre-romana. La via Francigena che collega alla vicina Francia contribuì in maniera accentuata allo sviluppo della coltivazione della vite in valle, si basti pensare alla presenza delle innumerevoli locande e taverne lungo il percorso che accoglievano i viandanti dopo lunghi spostamenti e offrivano loro fiaschi e litri di buon vino locale. I piccoli produttori commerciavano il vino migliore tenendo per sé il vino di seconda qualità ricavato dalle vinacce e dalle uve che rimanevano dopo aver scelto i grappoli migliori il cosiddetto “torchum du bun”, ma si beveva anche la piketto che si otteneva aggiungendo acqua alla torchiatura delle vinacce residue. Questo finché nel dopo guerra, l’inurbamento e l’industrializzazione, causarono l’abbandono dei campi e la conseguente scomparsa, quasi totalitaria, delle colture di montagna e dei vitigni ormai poco redditizi. Negli ultimi anni alcuni coraggiosi viticoltori locali hanno ripreso in mano il vecchio patrimonio vitivinicolo valsusino riportando al vecchio splendore le rare uve di un passato glorioso. Il microclima decisamente favorevole, riparato dai freddi venti del nord unito alla ventosità e al buon soleggiamento creano le condizioni ottimali per permettere la coltivazione della vite anche oltre gli 850m di altezza. Questa usanza della coltura dei vitigni in montagna è conosciuta come “Viticoltura Eroica”.
I vitigni della Val di Susa
Avanà
L’Avanà è il vitigno più rappresentativo della Val di Susa, considerato ormai come un vitigno autoctono lo si riconosce dai suoi acini di colore nero. Citato nel 1606 da Gio Battista Croce gioielliere-enologo, nel suo trattato “Delle eccellenza e diversità de i vini, che nella Montagna di Torino si fanno …” col nome “Avanale”, questo vitigno ha origini che lo riconducono all’ Hibou Noir, coltivato in epoca passata Savoia e nel Delfinato.
Vinificato in purezza, non si presta all’invecchiamento, produce vini freschi, fragranti, profumati e poco strutturati, è inimitabilmente intenso, vivace, gradevole, con reminiscenze fruttate e vaghi sentori di legno.
Beucèt
Un altro vitigno autoctono, ma più recente, è il Becuèt, noto in valle anche come Bequet o Biquet, uscito anch’esso dalla nicchia dei vitigni delle montagne della vecchia Savoia è più produttivo del barbera e del dolcetto e qui in Valle di Susa si usa per fornire corpo, struttura e colore all’Avanà.
Molti altri, però, sono i vitigni autoctoni riscoperti come il Carchejron, parente del Gamay francese, presente in Valsusa da secoli, da cui si ottiene un vino particolarissimo con reminiscenze fruttate e vagamente legnose che, pur non prestandosi anch’esso all’invecchiamento, ha un gusto intenso e leggermente acidulo, il sapore del vino “di una volta”.
Baratuciat
Il Baratuciat è un vitigno a bacca bianca dalle origini sconosciute. Testimonia la sua presenza in bassa Val di Susa a fine 1800 quando lo si vede nominato da un documento inserito nel Bullettino Ampelografico dove viene citato un vitigno indicato come Berlon ‘d ciat bianco, presente in piccole proporzioni nel comune di Villarbasse.
Riscoperto poi ad Almese negli anni ’90, vinificato in purezza evidenza un bel color giallo paglierino con riflessi verdolini, brillante, al naso sentori floreali di ginestra, di fiori bianchi (biancospino e sambuco) e di macchia mediterranea (salvia, rosmarino), in bocca è complesso, con un’acidità equilibrata, una leggera sapidità e una nota finale ammandorlata.
Questi citato sono forse i più rilevanti, ma non vanno dimenticati la Brunetta, la Grisa Nera, la Grisa Roussa e il Gro Blan, quest’ultimo a bacca bianca.
Il Vino del ghiaccio: una scommessa in Val di Susa
Il vino del ghiaccio, in Val di Susa conosciuto con il nome S.Sebastiano, è stato introdotto nei comuni di Chiomonte e Meana dove le uve di Avanà vengono lasciate sui tralci fino al periodo invernale e la vendemmia avviene durante la notte o di prima mattina a meno -8° rigorosamente con raccolta a mano.
Gli acini, appena raccolti, vengono pigiati ancora ghiacciati ottenendo un mosto particolarissimo di colore rosato intensamente zuccherino, i profumi, di lunga persistenza, sprigionano evidenti note di fragolina di bosco, ribes e lampone.
É ottimo in accompagnamento con pasticceria secca, formaggi erborinati di media stagionatura con crema di mirtilli, macedonia di frutta esotica e gelati alla frutta, sia in accompagnamento al dolce che come aperitivo.