La Val di Susa è ricca dei segni del passaggio della Via Francigena, la valle è infatti attraversata da due varianti della stessa: quella che passa dal Moncenisio e quella che attraversa il valico del Monginevro. Vediamo ad esempio come luoghi di sosta lungo la via la famosa Sacra di San Michele luogo di ospitalità per i pellegrini in viaggio o ancora l’Abbazia di Novalesa che offriva accoglienza ai viandanti in arrivo dal Valico del Moncenisio.
Anche qui, a Sant’Antonio di Ranverso, i pellegrini e i mercanti in viaggio incontravano un ‘hospitale’ dove rifocillarsi e curarsi, specie se afflitti dal Fuoco di sant’Antonio, una piaga molto diffusa all’epoca a causa della cattiva alimentazione, specie dall’ingestione della segale cornuta affetta da un fungo tossico.
Il fuoco di Sant’Antonio causa forti bruciori e irritazioni su tutto il corpo, immaginiamo dunque come potesse essere stato lieve incontrare lungo il cammino un luogo dove poter finalmente alleviare queste terribili pene.
Dove si trova la precettoria di sant'antonio di ranverso
Siamo nel Comune di Buttigliera Alta bassissima Val di Susa ed è proprio qui tra Rivoli e Avigliana a pochi chilometri da Torino che sorge il complesso Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso. Arrivando nel piazzale antistante sembrerà di entrare in epoca medievale, in un luogo quasi dimenticato.
- Le precettorie erano strutture medievali composte da una chiesa con chiostro, alloggi dei monaci ed edifici destinati a foresteria, ospedale, magazzinaggio di prodotti agricoli, cascine e terreni di diversi centinaia di ettari.
La storia della precettoria
La Precettoria, risale all’anno 1188, quando Re Umberto III di Savoia la affidò agli Antoniani con l’intento di creare una struttura dotata di una foresteria per i pellegrini e a una sorta di lazzaretto per i malati.
Nel 1776 L’Ordine Antoniano venne abolito da papa Pio VI e la proprietà della Precettoria passò all’ordine Mauriziano, a cui è affidata tuttora.
Sant'antonio
Sant’Antonio abate nasce a Coma, nel cuore dell’Egitto, intorno al 250 d.C; a vent’anni abbandonò ogni cosa per vivere da eremita per più di 80 anni, morì, a 105 anni. Antonio dedicò la sua vita alla cura dei sofferenti. Il Santo viene spesso raffigurato con un bastone, il fuoco ai suoi piedi, un Tau e un maiale accanto a lui.
Il complesso
Il complesso di Sant’Antonio di Ranverso come lo vediamo oggi è l’insieme di diverse strutture che sono state create nel corso dei secoli. Oltre alla chiesa (visitabile), troviamo la struttura dell’ospedale, il convento, alcuni mulini e le cascine in cui risiedevano i monaci e i fittavoli (famiglie contadine che affittavano le cascine ed i terreni della precettoria).
Mentre passeggiamo sul lastricato della via Francigena l’immaginazione finisce le linee di quell’edificio diroccato. Tiriamo su, pietra dopo pietra, quel muro caduto, spalanchiamo i portoni e nella via risuonano il chiacchiericcio dei viandanti ed il rumore dei carri. Ci immaginiamo la grossa bilancia in moto, sì perché a lato del Lazzaretto c’è una bilancia per grossi carichi ancora perfettamente funzionante, un volontario ce la fa notare e ci racconta che un tempo veniva usata per pesare i grossi carichi trasportati sui carri.
L'ospedale
Del lazzaretto ad oggi rimane solamente la bellissima facciata a capanna finemente decorata con intarsi in terracotta. (Siamo però venute a conoscenza di alcuni fondi stanziati per la sua ristrutturazione e speriamo davvero che questo avvenga presto.) Venne costruito alla fine del XV secolo, per ospitare e curare i malati.
La Chiesa
La chiesa, inizialmente costruita in stile romanico, assunse alla fine forme gotiche. La facciata è abbellita da ricche e particolari decorazioni in terracotta, rami fiori e intarsi che venivano riprodotti in stampi per poterne ripetere il motivo più e più volte.
Rimaniamo incantate a correre con lo sguardo lungo le cornici dei portoni a scoprirne le figure e gli intrecci.
I tre portali della facciata danno accesso al portico, le volte sono sostenute da pilastri con capitelli e da mensole, tutti realizzati in pietra verde, che creano contrasti con il rosso del cotto. Sia i capitelli che le mensole, vennero scolpiti da un anonimo artista piemontese intorno al 1350 e sono ornati con facce, animali e mostri, come era usanza nel Medioevo.
Queste stesse decorazioni le potrai ritrovare ad Avigliana puoi scoprire in questo articolo dove ti abbiamo consigliato un bell’itinerario del Centro Storico di Avigliana.
Il Campanile
Il campanile di stile gotico, che si si vede sul fianco sinistro della chiesa risale alla seconda metà del XIV secolo ed è stato costruito sopra a quello originario, che risultava essere molto più basso.
Il Chiostro
Lungo il fianco meridionale della chiesa è visibile un piccolo chiostro, di cui rimane solo più un lato; è stato costruito nel corso dell’ intervento architettonico risalente alla fine del XV secolo.
A sinistra dell’ingresso al chiostro una scala conduce al coro d’inverno dei monaci. Esso è costruito al di sopra del portico esterno ed è illuminato dalle due finestre visibili sulla facciata della chiesa.
L'interno della chiesa
L’interno oggi è a tre navate, ma non fu sempre così, inizialmente tra il 1180 e il 1185, era costituita da una sola navata ben presto però con l’aumento della popolazione e l’afflusso di persone lungo la via divenne necessario procedere ad un ampliamento della stessa, e nei secoli ne susseguirono diversi.
Gli Affreschi
All’interno i muri sono decorati con numerosi affreschi alcuni dei quali dipinti da Giacomo Jaquerio agli inizi del ‘400. Jaquerio naque da una famiglia con una lunga tradizione nella pratica della pittura, la prima parte della sua vita si svolse attraverso continui spostamenti tra Torino, Ginevra, Thonon-les-Bains ed altre località d’oltralpe, lavorando per ampia parte del suo tempo al servizio di Amedeo VIII di Savoia e ricevendo commesse da istituzioni religiose e da importanti casate nobiliari. Dal 1429 in poi abitò stabilmente a Torino. Il ciclo di affreschi “Imago Pietatis” di Giacomo Jaquerio decora abside, presbiterio e sagrestia, mentre a Defendente Ferrari, fu commissionato il polittico che si vede all’altare in data 29 aprile 1530.
La Via Francigena
La chiesa venne costruita a ridosso della Via Francigena. I pellegrini in marcia da molti chilometri dovevano senza dubbio essere confortati dal suono delle campane di Ranverso ancora prima di scorgere la Precettoria da lontano. Questo luogo, dove viveva una piccola comunità di monaci antoniani era luogo di sosta e di riposo ma soprattutto era un luogo dove i malati potevano essere curati, rifocillati e rimessi in forze perché potessero giungere a destinazione.
Oltre al suono delle campane chi passava di qua doveva spartire la strada con i maiali allevati dai monaci. Era uno scorazzare in lungo e in largo di maialini i quali venivano allevati dagli Antoniani per poterne ricavare dal grasso gli unguenti che usavano poi per curare le piaghe del Fuoco di Sant’Antonio.
Per riconoscerli dagli altri avevano un Tau tatuato sulla schiena. Per questo motivo, nella religiosità popolare il maiale cominciò ad essere associato a Sant’Antonio che divenne in seguito il patrono di tutti gli animali domestici.
La Festa di metà inverno: la benedizione degli animali e degli attrezzi agricoli
Ad onorare gli animali che con il loro lavoro e con le loro carni sostengono la vita dell’uomo viene dedicata una festa , in origine pagana, proprio il 17 gennaio. In questa occasione presso la Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso viene svolta la “benedizione degli animali e dei mezzi agricoli da lavoro contadino”, con la consueta sfilata dei trattori a cui si aggiunge la processione nelle vicinissime cascine per la benedizione delle stalle. Anche gli animali domestici come cani e gatti sono i benvenuti per la benedizione in una giornata a loro dedicata.
Come visitare la Chiesa di Sant’Antonio di Ranverso ingresso, costi ed orari
Con l’acquisto del biglietto d’ingresso alla Precettoria ti verrà consegnata una mappa con audioguida e QR code per conoscere la storia e le curiosità dei vari luoghi in cui ti trovi. A questo proposito ti consigliamo di portare con te degli auricolari per sentire al meglio le spiegazioni.
Altri consigli
Consigliamo di abbinare la visita alla Chiesa di Sant’Antonio di Ranverso ad altre attività nei dintorni, qui vicino puoi approfittare della giornata per visitare la Sacra di San Michele o per fare una passeggiata ad Avigliana per il centro storico o intorno ai laghi.
Dove mangiare nei dintorni della precettoria
Il nostro consiglio per questa gita è Cascina Ranverso. La costruzione Risale al 1782 ed è stata una delle più antiche cascine agricole piemontesi la Cascina Nuova, oggi Cascina Ranverso.
La struttura faceva parte della tenuta dell’Abbazia di Sant’Antonio di Ranverso, oggi azienda agrituristica privata che ha mantenuto nella struttura lo stile originario riammodernandola completamente. Ti troverai quindi a respirare un’aria antica seppur moderna ma al contempo sarai ancora ufficialmente nel podere della Precettoria dei secoli passati.
Nel menù potrai trovare piatti cucinati con le loro materie prime: frutta, verdura e formaggi di loro produzione e dove non arrivano loro arrivano i prodotti del territorio da cui si forniscono per garantire un’ottima qualità della materia prima.