Quello che faremo è un percorso di 3 giorni e 2 notti. Necessitiamo di due macchine: una la lasceremo alla frazione Grand Croix proprio sotto la diga del Moncenisio (il punto di arrivo del nostro itinerario) e un’altra che lasceremo a Santa Chiara sopra Giaglione, (il punto di partenza del nostro itinerario).
Da Susa percorriamo la SS25 del Moncenisio fino alla Frazione Gran Croce sotto la diga del Moncenisio dove lasciamo la prima macchina. Torniamo poi indietro per la stessa strada dell’andata e dopo circa 14 km svoltiamo a destra al bivio per Santa Chiara. Proseguiamo fino ad oltrepassare la frazione Santa Chiara finché non finisce la strada asfaltata, da qui si prosegue per 4 km sulla strada sterrata fino allo spiazzo della presa della condotta forzata (1874 m), o al successivo tornante.
Se non si vogliono percorrere in auto i 4 km di strada sterrata per la Bergeria Mabert, si parcheggia al forte di Santa Chiara (1500 m). Nel punto in cui finisce l’asfalto si prende la vecchia mulattiera che sale nel lariceto sfiorando il secondo tornante dello sterrato, poi tra i pascoli raggiunge la bergeria Martina (1948 m) e si unisce al sentiero che arriva dalla Bergeria Mabert (2050 m, 1.30 ore). Tracciato in verde nella mappa sopra.
Mappa completa del giro ad anello:
Dati escursione giornalieri
Giorno 1 : Santa Chiara – Rifugio Avanzà
- Dislivello positivo: 627m
- Altitudine massima: 2675m
Giorno 2 : Rifugio Avanzà – Rifugio Vaccarone
- Dislivello positivo: 540m
- Altitudine massima: 2741m
Giorno 3 : Rifugio Vaccarone – Grand Croix
- Dislivello positivo: 605m
- Altitudine massima: 2917m
Lasciata la macchina ci dirigiamo lungo la sterrata verso le Bergerie Martina. Un cartello indica per il Rifugio Avanzà due direzioni opposte una per Grange Marzo a dx e l’altra a sx in direzione Bergerie Martina, quest’ultima è quella che faremo noi.
Prendiamo una traccia che sale poco sopra l’alpe per evitare di incontrare i cani da pastore. Si prendono circa 200 metri di quota arrivando alla prima indicazione ad opera degli alpini che segnala che ci troviamo su una strada usata in passato dai militari per collegare i vari forti difensivi.
Si inizia così uno dei tratti più affascinanti del percorso, la via taglia il versante sud occidentale della Punta Mulatera tra strapiombi e cascate in uno dei paesaggi più belli che ci sia mai capitato di vedere.
Raggiunto il Passo Avanzà è già visibile dall’alto il verde e panoramico pianoro su cui è stato costruito il Rifugio Avanzà, aperto e gestito nel periodo estivo (i fine settimana per luglio e settembre, sempre in agosto) e con casotto invernale nel restante periodo dell’anno.
Passiamo la notte qui perché siamo partiti nel tardo pomeriggio e arrivati all’Avanzà verso il tramonto. Per arrivare fin qui abbiamo impiegato circa 1.30h di cammino dalla macchina. Il sole sta calando, ci sistemiamo e ci godiamo un bellissimo tramonto ed una meritata polenta formaggiosa!
Il mattino seguente ci svegliamo all’alba, la nostra destinazione è il Rifugio Vaccarone. Prima di incamminarci facciamo una breve capatina senza zaini al Lago della Vecchia a circa 20 min dal rifugio dominato dal Monte Giusalet (3312m), uno di quei 3000 che vorremmo presto conquistare.
Tornati al Rifugio Avanzà ci incamminiamo verso il Col Clapier seguendo le indicazioni per i trinceramenti Clapier sentiero TG/801 e l’omonimo passo. La strada in alcuni punti è stretta ed esposta ma in assenza di neve e verificate assenze di frane lungo il percorso si fa senza troppe difficoltà.
Raggiunto il ricovero dei trinceramenti Clapier dopo qualche metro di dislivello positivo ci affacciamo sul vallone delle Savine con l’omonimo lago, da qui è ben visibile anche il Col Clapier con il suo Bivacco Transfrontaliero Annibale dalla caratteristica forma esagonale. Riprendiamo il nostro cammino verso il Vaccarone con ripida discesa fino al vallone del lago, da qui In 20 min appena siamo sul colle.
Scendiamo rapidamente al vallone sottostante fino ad incontrare una palina che indica due direzioni per il rifugio una a sx e una a dx segnalata come percorso attrezzato o alpinistico. Saliamo per la traccia a sinistra B3/806 TAM GRV VA dopo esserci tolti le scarpe e aver guadato il Rio Clapier. Da qui il sentiero inizia a salire in maniera costante, più spinta nell’ultimo tratto prima di arrivare alla palina dove confluisce il sentiero da/per i Denti di Chiomonte e la variante da/per il Passo Clopaca.
Seguiamo le indicazioni per il rifugio risalendo a svolte strette una dorsale fino ai ruderi del Ricovero del Gias. Proseguiamo per circa 30min fino al Rifugio Vaccarone, 2741m ad attenderci una mamma stambecco con piccolo che ci osservano incuriositi.
Sistemiamo gli zaini al piano di sopra e scendiamo a prenderci qualcosa di caldo, il tempo fuori minaccia temporali, le nuvole a banchi corrono veloci seguite da quelle nero pece anche se gli stambecchi intorno al rifugio sembrano non curarsene granché.
Dal rifugio partono numerose ascensioni, è un posto senza dubbio in cui stare più giorni per godersi a pieno i dintorni. Noi per il momento dato il brutto tempo che si avvicina ci limitiamo a salire al vicino lago dell’Agnello per qualche foto. Neanche il tempo di qualche scatto e inizia a piovigginare, ci affrettiamo di gran passo a tornare alla base.
La cena da Giulia è sempre una meraviglia, prodotti per quanto possibile di origine equo solidale e amore per i piatti semplici e genuini. Nel piano di sotto giganti pentoloni borbottano lenti sulla stufa a legna, il profumo della cucina fa vibrare le papille gustative e dopo una bella scarpinata contiamo i minuti che mancano alla cena!
Il giorno successivo il sole è tornato a farci visita. L’aria è fresca e frizzantina e non si muove una foglia. Ritorniamo al Col Clapier questa volta per la variante “attrezzata” che parte in leggera ascesa nella parte sx del rifugio proprio dove c’è la colonnina per il rilevamento meteo. Non lasciarti spaventare il sentiero è accessibile senza particolari difficoltà, attrezzato con una corda per i primi 90m per aiutare il passaggio di alcuni scaloni poco agevoli, dopodiché prosegue con ripetute svolte sottostanti il canalino tra rocce e sfasciumi fino a raggiungere il vallone sottostante al Col Clapier.
Risaliamo al colle ripercorrendo la strada già fatta il giorno precedente. Questa volta però proseguiamo lungo il vallone costeggiando il Lago delle Savine fino al suo termine. Da qui lasciamo l’evidente sentiero di fronte a noi e saliamo sulla destra all’altezza dei pannelli illustrativi che raccontano la storia del presunto passaggio di Annibale e le sue truppe.
La nostra meta questa volta è il pianoro dei Laghetti Giaset. Il percorso non è segnalato da paline, potrai leggere solo una scritta su pietra che indica appunto “Laghi Giaset”. Il sentiero è sempre ben segnato da tracce gialle fino al pianoro al quale si arriva in circa 1 ora di cammino e 200m di dislivello positivo.
Al pianoro si possono ammirare i laghetti, numerosi specchi cristallini che riflettono il blu del cielo. Qui siamo solo noi e le marmotte che fischiano forte. Sul pianoro circa 300m sopra di noi domina austero e imponente il Forte Malamot realizzato nel 1889 per contrastare eventuali infiltrazioni francesi nella conca del lago Bianco o della Pattecreuse.
Lasciamo il sentiero ed attraversiamo il pianoro con i laghetti risalendo senza traccia verso il promontorio al di sotto del forte: il Col des Lacs Giaset. Da qui scendiamo verso il Lac Blanc un meraviglioso specchio d’acqua dalle acque turchesi, un colore intenso e unico che ci lascia letteralmente a bocca aperta!
Sulla sx del Lac Blanc parte il sentiero che sale al forte Malamot. Ti consigliamo assolutamente di visitarlo, è un capolavoro unico ancora quasi totalmente visitabile anche se in stato di abbandono. Proseguiamo dal Malamot scendendo lungo la Route de Malamot per 10 Km circa fino al bivio con il Forte Varisello, in alternativa dal Lac Blanc senza salire al forte si può scendere alla diga ricongiungendosi alla stessa strada (te la segniamo in viola nella cartina qui sotto).
Realizzata tra il 1877 e il 1880, quella del Varisello è la più grande fortificazione del complesso difensivo del Moncenisio; ha una forma pentagonale con due ordini di fuoco. Ospitava al suo interno cannoni, munizioni, truppe e rifornimenti. Anche in questo caso ti consigliamo di visitarlo, come il Malamot è in stato di abbandono ma ancora agibile in alcune parti con le dovute precauzioni.
Per il rientro alla macchina al bivio con il Forte Varisello si imbocca la sterrata in discesa seguendo le indicazione verso frazione Grand Croix dove abbiamo lasciato la prima auto. Per terminare il giro non ci resta che recuperare l’auto lasciata a Santa Chiara.
Finisce così il nostro giro di 3 giorni e 2 notti tra natura selvaggia, rifugi laghi e forti militari 3 giorni di intensa bellezza zaino in spalla!